La Via Appia ha ufficialmente iniziato il suo cammino per diventare un bene riconosciuto dall’Unesco. Con il nome completo di Via Appia – Regina Viarum, la strada consolare di novecento chilometri che connette Roma a Brindisi è stata candidata a entrare nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco – di cui diventerebbe, nel caso, il 59esimo sito italiano – con un progetto promosso dal ministero della Cultura con il coinvolgimento di quattro regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 12 tra province e città metropolitane, 73 comuni, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, 15 parchi e 25 università italiane ed estere.
BREVE STORIA DELLA VIA APPIA
La Via Appia, realizzata tra la fine del IV secolo a.C. e il III secolo a.C. su input dell’influente censore Appio Claudio Cieco, connetteva la capitale dell’impero romano al porto di Brundisium, tra i più importanti dell’Italia antica, da cui si diramavano le rotte commerciali per la Magna Grecia, la Grecia e l’Oriente. Considerata una delle più grandi opere di ingegneria civile del mondo antico per il suo enorme impatto economico, militare e culturale, la “regina delle vie” – di cui larghi tratti sono ancora oggi conservati e percorribili – determinò una grande apertura della società romana verso la cultura greca, promuovendo nell’impero la diffusione del teatro, dell’arte e della letteratura greca, nonché di nuove dottrine filosofiche. Apprezzata e usata anche nei secoli a venire, la Via Appia venne restaurata e ampliata da Augusto, Vespasiano, Traiano (che fece l’omonima diramazione in Puglia) e Adriano, e, nonostante l’incuria, divenne nel Medioevo una delle vie usate dai crociati alla volta della Terra Santa. A metà del Novecento, la Via divenne oggetto di un forte abuso edilizio, cosa che portò nel 1988 all’istituzione del Parco Regionale dell’Appia Antica, che da Porta San Sebastiano alle falde dei Colli Albani ne protegge e promuove il patrimonio storico-archeologico e paesaggistico.
LA CANDIDATURA DELLA VIA APPIA A BENE DELL’UNESCO
Eccellente prototipo del sistema viario romano, la Via Appia era quindi molto di più di una strada militare o commerciale, ma era soprattutto un crocevia culturale. “È proprio in questo aspetto culturale che riteniamo ci sia quell’elemento che le candidature Unesco richiedono”, ha dichiarato il sottosegretario alla Cultura Giancarlo Mazzi alla firma del Protocollo d’Intesa per la candidatura del sito, lo scorso 10 gennaio. Il ministero della Cultura ha investito 19 milioni di euro in restauri e conservazione della Via e nella preparazione del dossier, ha precisato Mazzi, sia nella convinzione dell’importanza sociale e culturale del progetto sia perché “come le esperienze precedenti ci insegnano, questi percorsi portano anche una forte ricaduta economica sul territorio. Sono convinto che ce la possiamo fare, perché quando gli italiani giocano uniti nessun risultato è impossibile”. La prossima tappa, ora, cade il 20 gennaio, quando il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco valuterà il dossier scientifico, che andrà poi a Parigi insieme al Piano di gestione del sito.
(di Giulia Giaume, fonte: www.artribune.com)